Mercoledì delle Ceneri 2020

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Letture:  Gioele 2,12-18  /  Sal 50  /  2Cor 5,20-6,2

Tre pensieri possono accompagnare la nostra preghiera. 

Il primo, meditando alcune parole del profeta Gioele: “Così dice il Signore: ≪Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura≫. Chissà che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione?“. Il tempo di Quaresima è un cammino di conversione. Siamo invitati a ricalibrare la nostra vita, esaminandoci sul primo comandamento. Dio è il bene, nella sua realtà assoluta. Ri-centrarci su di Lui, mettendolo al primo posto nella scala dei nostri desideri e delle nostre scelte, significa ritrovare la bontà. E noi stessi, creati a sua immagine e somiglianza. Costa sacrificio, come ricorda il salmo. Costa molta umiltà. Ma è cammino salutare.

Il secondo, dalla lettera di s. Paolo ai fedeli di Corinto: “Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta . Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio“. È una delle definizioni più belle di uno dei compiti del sacerdote: a servizio dei laici esortare, con una autorità che viene da Cristo stesso, a riconciliarsi con il Signore. Negli anni Duemila, sono altrettante forme di questo compito: sgolarsi invitando i ragazzi dell’Oratorio ad andare a Messa, insegnare ai bambini il catechismo, predicare agli adulti negli incontri personali, in chiesa, in ufficio, in conferenza, sul giornale… Che il Signore continui a donare ai sacerdoti voce, e alla gente un cuore capace di ascoltare la sua Parola. A tutti, volontà e intelligenza per metterla in pratica.

Il terzo, dal vangelo: ≪E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà≫. Mai abbiamo sentito così attuali queste parole. Salvo che ora suonano vere non per capriccio ma per disposizioni di legge. Facciamo in modo che questo forzato digiuno eucaristico scuota nel profondo le nostre coscienze sulla pratica religiosa. “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3). Chiediamo che questo impedimento ci aiuti a chiarire che cosa si cela dietro la nostra inquietudine quando ci confrontiamo sui fondamenti della vita. La ricerca della verità e della bontà non sono che la ricerca di Dio. Andiamo decisi verso di Lui. E ritorniamo padroni della nostra volontà: un po’ di digiuno, quello cercato e quello imposto, potranno portare nella preghiera frutti di bene.

d. Fabrizio